Terapia fotodinamica e fotoringiovanimento non ablativo
La terapia fotodinamica consiste nell’applicazione sulla cute di una sostanza foto sensibilizzante e nella successiva irradiazione con una sorgente luminosa specifica con la quale si innesca una reazione fotochimica localizzata che provoca la morte cellulare . Tale meccanismo avviene attraverso lo sviluppo di specie reattive dell’Ossigeno, soprattutto l’ Ossigeno singoletto, in grado di indurre danni cellulari fino all’apoptosi (morte cellulare programmata).
L’ utilizzo combinato di una sostanza sensibilizzante e della luce in ambito medico risale alle antiche civiltà dell’India e dell’Egitto che impiegavano sostanze di origine vegetale e la luce solare per indurre la pigmentazione.
I primi studi sull’utilizzo di farmaci fotodinamici risalgono agli inizi del XX secolo ad opera di Von Tappeiner che dimostrò l’efficacia della terapia fotodinamica nel trattamento dei tumori cutanei.
Le sostanze fotosensibilizzanti di più moderna concezione (ALA – acido delta-aminolevulinico e derivati esterificati) sono dei precursori della sostanza foto sensibilizzante (proto porfirina IX) che viene sintetizzata in modo selettivo nei tessuti tumorali. La concentrazione differenziale di tale sostanza nel tumore permette un’azione terapeutica selettiva senza danno per il tessuto sano circostante.
Ciascuna sostanza foto sensibilizzante viene attivata da una luce di una specifica lunghezza d’onda.
Utilizzando l’ ALA come foto sensibilizzante i picchi di assorbimento della luce si trovano tra 400 e 630 nm ; considerando che la radiazione luminosa penetra più in profondità a lunghezze d’onda maggiori, è preferibile utilizzare una luce con lunghezza d’onda di 630 nm (luce rossa).